Nel
pomeriggio di sabato 18 aprile, presso la sala Gabutti dell’ex asilo Mignone,
si è tenuta la presentazione degli atti dei due convegni del 29 giugno e 20
ottobre 2013 organizzati in occasione del 300esimo anniversario dell’arrivo
delle spoglia di Sant’Urbano Martire a Cassine . Relatori della conferenza i
professori Carlo Prosperi e Arturo Vercellino. Ad introdurre la giornata il
vice sindaco S:Arditi saluta a nome dell’Amministrazione comunale, il Sindaco
non era presente per altri impegni. Alla giornata di presentazione erano
presenti i vari autori degli interventi, pubblicati negli atti resi fruibili a
tutti coloro che li vorranno leggere. E cioè i professori: Gustavo Mola di
Nomaglio che ha voluto donare un suo libro ( di 800 pagine) sui trattati di Utrecht del 1713 (Utrecht 1713: I trattati che aprirono le
porte d’Italia ai Savoia ), alla biblioteca civica di Cassine,
invitando l’amministrazione a presentare gli atti al Centro studi
piemontesi, stessa cosa per un libro sul
cantautore Tenco, donato dal prof. Alberto Vincenzoni, inoltre era presente il
prof. Giovanni Guanti ed il dott. Giuseppe Corrado organizzatori dei due
convegni insieme al Cav. Sergio Arditi, Assessore alla cultura, che ha valuto
ringraziare il Presidente del Consiglio comunale Gianpiero Cassero
organizzatore del convegno del 29 giugno 2013. Primo interevento di Carlo Prosperi sul primo
convengo e prima parte degli atti Io non amo raccontare il contenuto ma offrire
uno spunto sobrio. Volontà degli organizzatori era quella di unire due vicende
diverse coma i trattati di Utrecht e le vicende di S.Urbano a Cassine e ha
permesso di farlo divenire co/com- patrono . Il volume è collettaneo e
miscellaneo. Il primo intervento quello del prof. Mola che tratta i Savoia,
dimostra che se c’era una dinastia che potesse unire l’Italia era proprio
quella dei Savoia, per antichità e qualità della loro politica. L’autore indaga
la politica messa in atto da Casa Savoia. Dimostrarono una politica
matrimoniale con lungimiranza e costanza. Cercando di arrivare alle grandi
capitali europee, compiendo a volte il passo più lungo della gamba. Si
destreggiarono tra vari contendenti, cambiarono più volte campo,a lleanze,
matrimonio e guerra. Nel 1707 Cassine ed Alessandria passano ai Savoia e lo
studio sottolinea che i Savoia rispettarono le autonomie locali, con qualche
eccezione; Se è vero per Cassine , non lo è per esempio con Spigno dove non
furono morbidi e non concessero privilegi e pretesero di livellare gli Statuti
ed i privilegi. Il 2° intervento quello di G. Corrado che prende in esame legge
ed ordinati municipali cioè i verbali consiliari di Cassine dell’epoca ,
riassume o trascrive molto ripetitività dei problemi soprattutto per la povera
gente vessata dove cambiano i padroni ma non la sostanza: questi fatti messi in
relazione con un diario di Torino, tradotto di recente a scopo comparativo.
Nella guerra di successione spagnola, dove furono scierate le potenze di
Francia e Spagna contro l’Impero. I Savoia inizialmente con Francia e Spagna e
poi campo avverso. Continue le richieste di nuove di tasse, di uomini, buoi,
carri, fascine, assi e fieno per i cavalli. Anche dopo il 1707 la situazione
non cambia e le richieste sono sempre le stesse. Successivamente, Prosperi
esamina l’intervento di Arditi sulla produzione di ceramiche tra Cassine e
Mombaruzzo, di cui non intendendomi molto mi limiterò ad alcune osservazioni,
spiega il Prosperi: dalla ricerca di Arditi emerge che la ceramica, grazie agli
albisolesi, giunge anche a Cassine e Mombaruzzo nel ‘600, ma già nel ‘500 a
Casale e con quelle di Faenza e Mortara il fenomeno è rilevante. Ad Albsiola
mancando una regolamentazione, sono costretti a scappare e si trasferiscono a
Mombaruzzo ( le fam. Saettone e Cantelli) essi si ambientano a Mombaruzzo ma si
sposano e legano con Cassine. A Mombaruzzo sino ad inizio Novecento, si ha
memoria dell’ultimo ceramista. Il lavoro dell’Arditi è molto interessante e
meritorio, grazie soprattutto per aver realizzato un regesto di queste famiglie
di ceramisti. Subito dopo l’Assessore Arditi che a Mombaruzzo vi era una
produzione serica e a Cassine di filati con opifici che operavano in zona nel
XVIII secolo. Inoltre ha ringraziato il prof. Mola, per aver donato alla nostra
biblioteca la possente opera. Successivamente il prof. Arturo Vercellino, ha
iniziato ad esporre, gli interventi della seconda sessione degli atti, tenutasi
il 20 ottobre 2013. È intervenuto il prf. Guanti, lontano dalla storia locale,
ricorda che nella nostra zona, nonostante l’eccellenza del patrimonio
organario, con Acqui che fa scuola con il canto liturgico medioevale, non si
trova nulla come musica da consumo, come invece accade per la corte dei Savoia
per il Piemonte meridionale non si ricava nulla. A questo punto lo studioso si
domanda: i Notabili del basso Piemonte non erano musicofili o c’era ignoranza
musicale; ma questo non credo, perciò il Guanti ipotizza che non ci fosse molta
differenza dalle altre zone e i compositori si esibivano e poi ritornavano a
casa senza annotare nulla in zona e nel caso della traslazione del Santo non ci
sia stato nessun diarista che avesse annotato che cosa si era ascoltato quel
giorno. Corrado ricorda che per S.Urbano si cantò il TE DEUM tradizionale e non
si pagò le tasse per quel anno, stessa cosa avvenne dopo aver firmato il
trattato di Utrecht ricorda il Mola. Alberto Vincenzoni ha donato il suo secondo
libro su Luigi Tenco che partecipò ad uno spettacolo dal titolo: L’illusione del boom economico in Italia:
nel docufilm” La cuccagna” di Luciano Salce. Il Vercellino ha
iniziato parlando dell’intervento di Arditi che presentò la relazione
sull’arrivo di S.Urbano a Cassine, la leggenda sul soldato che difese la città
e morto i cassinesi videro nella pianura innevata un spazio verde con un uomo e
lo portarono in S.Francesco e lo venerarono. Notevole il culto per le reliquie
e al vera croce che venne rubata ai ravanelli. Arditi prende in esame l’urna e
la scoperta di un libro manoscritto eseguito a Roma con fogli pergamenati. Tra
i reliquiari il più interessante al tiara di S.Pio V, essa arrivò molto dopo,
quando vennero traslate lo spoglia di Papa Pio V. Sono irreperibili una ventina
di reliquiari. Il secondo intervento, ricorda Vercellino, era quello di Guanti
sulla musica antica, il quale sottolinea che non si trova nulla di muscia del
tempo, lasciamo spazio all’immaginazione. Terzo intervento di Vincenzoni: il
quale si è domandato, quali influenze la grande scultura del ‘6-700 su
Sebastiano Ippoliti, sui reliquiari di Cassine ebbe, complice il manierismo. Ad
esempio gli angeli sul baldacchino del Bernini nella Basilica di S Pietro a Roma,
indagando gli artisti post barocchi. Nel suo intervento Vincenzoni, mette in
relazione vari artisti che influenzarono la bottega Ippoliti come Domenico
Guidi, il Rusconi e l’Algardi. L’autore tenta, riuscendoci, una comparazione
tra gli angeli del baldacchino di S.Pietro e gli angeli di Cassine debitori dei
precedenti. Ciò che più mi ha colpito è il riferimento ai busti ritratto
dell’Apostolo Pietro ecc.
Il
quarto intervento del Prosperi, tratta il culto delle reliquie, ilmio
interesse, spiega Vercellino, si è raddoppiato proprio perché si parla del
corpo di S.Defendente a Cassinelle che è il mio paese. Egli parte dal definire
il termine reliquia dal solo corpo, inizialmente definita, ad una accezione più
larga riferite a brandelli di biancheria, frammenti di oggetti ecc. Si fa la
distinzione tra culto dei santi da quella per gli eroi soldati. Delinea diversi
Santi come S.Ambrogio e S.Elena. Vercellino in modo spiritoso ricorda che il
S.Urbano che tanto si venera a Cassine è venerato anche a Molare poco più
tardi, secondo Prosperi il nome Urbano potrebbe definire soltanto la
provenienza dall’Urbe. A Castelnuovo Bormida si venera il corpo di S.Feliciano.
Nel 1792 a Ponzone arriva il corpo di S.Giustino, fatto arrivare da Domenico
Voglino dalle catacombe di S.Ceriaco a Roma. Il relatore facendo parte della
Confraternita del suo paese ha avuto occasione di partecipare a Ponzone alla
processione del Santo che da 50 anni non usciva più. Il culto persiste a
Castelletto d’Orba di due corpi di Santi,mentre a Dencie vi sono addirittura
tre Santi. A Montechiaro si venerano due spine portate da un crociato di
Cortemilia. Infine San Defendente conservato a Cassinelle anche in quel caso,
S.Defendente a Belforte si conserva un dito del Santo e a Cuccaro si dice si
conservi il teschio di S.Defendente. L’esposizione si conclude con una battuta:
Se qualcuno aspirasse al miracolo a S.Defendente non va a Belforte e Cuccaro ma
bensì a Cassinelle.
La
giornata è stata anche l’occasione per presentare i restauri delle due mappe
del bosco delle Sorti, appartenenti al Comune di Cassine, dato che sono state
restaurate le mappe di tutti i Comuni facenti parte del bosco delle Sorti
(Bruno, Mombaruzzo, Maranzana ecc.) Tomasino Bongiovanni, coordinatore del
Bosco ha esposto in breve la storia del bosco. All’interno si trovano due corpi
santi di Alice e Ricaldone che sono riamasti zona boschiva più antica. La
storia dei boschi inizia nel ‘400. Nel ‘500 troviamo redatto un verbale, dove
si imponevano delle regole rigorose. In un atto del 1699, Il Comune di Cassine
assume un camparo, perché nessuno rubasse la legna. La porzione di bosco di
Cassine di 260 ettari, divise in contrade date a sorte a 196 famiglie
cassinesi. Il bosco nel tempo e per l’uso intensivo si impoverì notevolmente,
perciò negli anni 1820-30 si piantarono le robinie, 44 mila esemplari piante infestanti che
impoverirono ancora il bosco. A quel punto il Comune decise di vendere il
bosco, così si arrivò alla morte del bosco che si parcellizzò, stessa cosa si
fece a Bruno e Ricaldone. A questi anni risalgono le due mappe una del 1830-36
e l’altra del 1858. Nel 2001 l’area boschiva con legge regionale diventa zona
di salvaguardia con i Comuni di Cassine. Ricaldone, Alice e Maranzana. Verrà
ampliata nel 2003 a comprendere anche i
Comuni di Bruno e Mombaruzzo arrivando a 1860 ettari. Chiara De Nicolai,
restauratrice della ditta Biblion di Castelnuovo Belbo ha spiegato le fasi che
ha seguito per il restauro delle mappe, svolto secondo i crismi del Capitolato
della Sopraintendenza, dato che le mappe sono riconosciute di valore storico
rilevante. I materiali usati sono reversibili. Il lavoro ha riguardato, la
rimozione dei precedenti supporti facendo questo si sono strappate alcune
parti. Le fasi spolveratura, lavaggio con contagocce, il rattoppo, sutura,
l’utilizzo di colle, al pressatura ai cartoni e poi gli assi. Al termine era
possibile vedere in biblioteca le mappe restaurate.
È
seguita la visita alle mappe restaurate una del 1858 e l’altra del 1830-36: Le
due mappe di Cassine sono le più elaborate
e riccamente disegnate, nella prima si possono vedere i rilievi
orografici, entrambe sono divise nelle sette contrade, la seconda fu realizzata
dal cassinese Mandrilli, oggi solo la parte più estrema sui confini con il rio
Cervino e della frazione S.Rocco un tempo denominata Cmeina, e coperta di boschi il resto è ricoperta di vigne. Nella
carta del 1858 è rappresentata casa Roggero, gli stessi proprietari attuali,
questa carta era la meno rovinata rispetto all’altra. Sui confini sono indicati
i proprietari esterni alla zona comune. Alla domanda del Prosperi se era
possibile pascolare all’interno del bosco, Bongiovanni risponde che era
vietato.
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